Non esco di casa da tredici giorni. I primi sette li ho trascorsi deambulando in pigiama tra letto e divano, immersa quasi costantemente in un Instagram-mondo fatto di gente con fiori in faccia, lune in fronte, pelle di pesca, guance luminescenti, orsetti gommosi sulla testa, e raga se avessi saputo che andavano tanto di moda le lentiggini avrei fatto l’influencer.
Ho alternato Netflix a piantarelli insensati, skypato la mia disperazione alle amiche all’estero che ancora non avevano idea di cosa stesse succedendo, ho persino creato un profilo in un sito di incontri con la speranza di trovare qualcuno con cui fare quattro chiacchiere in quarantena (profilo cancellato dopo sole otto ore all’ennesima richiesta di “foto tette”). Ho versato qualche lacrima pensando al compleanno che passerò in casa ad ubriacarmi da sola invece che in Giordania con mia sorella, e al 50esimo anniversario di matrimonio dei miei genitori, per il quale avevo preparato album fotografici e cenoni con i parenti. Ho corretto tutti i congiuntivi nei testi delle canzoni dei Lunapop, che il mio vicino si ostina a cantare a squarciagola ogni pomeriggio alle 18, e lasciato che il mio cane trasformasse il giardino in un campo minato di merde.

Poi una mattina mi sono svegliata presto e ho capito che solo io posso decidere se questo tempo indefinito di reclusione che ho davanti è un’opportunità oppure una condanna. Ho indossato la mia maglietta leopardata preferita (ragazze, quando avrete 40 anni capirete) e ho stabilito un piano serrato per sfruttare al meglio la nullafacenza. In cinque giorni ho messo insieme tante di quelle nuove abitudini da dovermi segnare in agenda le conference call con gli amici. Ho imparato grazie ad un tutorial a farmi le fondamentali “beach waves” con la piastra per capelli, sto cucinando piatti equilibrati e leggeri che mai avrei pensato di essere in grado di realizzare; faccio pilates tre giorni a settimana con un workout in diretta su Instagram che si chiama “chiappasoda”, e ieri sono caduta per terra praticando yoga davanti al computer (livello flessibilità: Maria De Filippi). Ho pulito tutta la libreria, spolverando volume per volume, e riordinato i libri per contenuto: musica, arte, narrativa prefe, narrativa a caso, pirati, poesie, guide. Ho messo a posto tutte le foto e districato fili elettrici nel leggendario scatolone “cavi” che tutti noi teniamo da qualche parte nell’armadio; ho sentito e consolato gli amici, anche quelli che vivono lontano, ho scoperto di amare lo yogurt di soia e di avere tantissimo bisogno di mollette colorate per i capelli.
Ho ascoltato musica che non sentivo da anni, e poi ho scritto: favole, racconti, diari, battute divertenti, messaggi d’amore. Ho scritto per me, mi sono vestita e truccata per me, voglio essere in forma per me, voglio imparare cose nuove per me. Questo isolamento forzato lontano da tutti è forse il momento perfetto per reimparare a conoscermi ed eventualmente reinnamorarmi. Capire cosa desidero e dove vorrei arrivare, libera dal giudizio e dalle opinioni dei miei genitori, di mia sorella, degli amici, dei conoscenti. Siamo io ed io in questa vacanza introspettiva alla ricerca delle mie qualità, e sono certa che da questa esperienza assurda uscirò migliore di come ci sono entrata. Di sicuro avrò una casa pulitissima e capelli molto più alla moda, conoscerò mio malgrado tutti i testi dei Lunapop e – se sopravvivo allo yoga – avrò le chiappe più sode del west.
Beata te.
Io mi sto distruggendo le palle. I miei hobbies sarebbero all’aria aperta, tutto il resto sono doveri (smartworking, pulire casa, far qualcosa da mangiare,ecc).
Cazzeggio un po’ su internet e aspetto che il sole tramonti anche oggi.
Se deve andare avanti così ancora per molto, tanto vale uscire e restarci secchi tutti!
Capisco come mai gli anziano siano i più difficili da far restare a casa: a loro resta poco tempo, poi moriranno… quindi perché aspettare la fine sprecando tempo in quarantena?
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Capisco benissimo, anche io mi annoio tantissimo, a tratti mi deprimo. Mi mancano gli amici, le magnate, le passeggiate nella natura, mi manca persino il lavoro e i colleghi. Però penso anche che questo tempo non è sprecato. Sto imparando a prendermi cura di me e a volermi bene, cosa che evidentemente non facevo da tempo. E pensa dopo tutto questo quanto ci godremo gli hobby all’aria aperta e le magnate e le passeggiate!
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