L’altro giorno un amico mi ha chiesto qual è il mio “tipo”. E siccome sono una persona estremamente equilibrata e serena, l’innocente domanda ha scatenato in me una spirale di riflessioni che mi hanno tenuta in casa a guardare il soffitto tutto il weekend (quello e il fatto che il mio cane ha pensato bene di mangiare un’ape, diventando la versione canina di Sloth dei Goonies) (e un pochino anche il fatto che sono uscita a ubriacarmi tutte le sere della settimana tornando a casa in condizioni pietose al grido “Sono il diavolo, sono Bin Laden”).
Tutti noi abbiamo in testa un’idea di quello che ci piace e che ci renderebbe felici, ma proprio perché è una NOSTRA idea, forse non dovremmo fidarci. O meglio: siamo sicuri di sapere che tipologia di persona potrebbe renderci sereni e appagati, farci trascorrere momenti indimenticabili, prendersi cura di noi e di un cane divora-insetti, passare i weekend al nostro fianco mentre rimuginiamo sul senso della vita?
I miei amici, ad esempio, sono inspiegabilmente convinti che il mio uomo ideale sia lo spacciatore-delinquente-ipertatuato-rozzo-sporco-motociclista-“ma guarda picchia i bambini, è proprio il tuo tipo” kind of guy. E inclusa quella volta in cui mi hanno presentato un signore di 67 anni con i capelli lunghi, lisci e candidi in stile Gandalf, “perché è un uomo maturo come piace a te”, non credo abbiano mai centrato i miei gusti.

Innamorarmi dell’idea che mi ero fatta di qualcuno è stato il mio sport preferito per anni. Meno li conosci e più puoi fantasticare, meno li frequenti e più li ami, e seguitemi su questo blog per altre ricette. Meno personalità hanno e più facile sarà innestare su quel corpo inerme il modello di partner perfetto, creato in anni di commedie romantiche, libri di De Carlo e canzoni dei Beatles (ok, boomer).
Tra i miei (vani) tentativi di abbandonare l’adolescenza in favore dell’età adulta – sì lo so, la storia di Bin Laden non aiuta, ma è stata DAVVERO una settimana di merda – ho deciso di cercare di mettere in pausa il mio film mentale ed attenermi ad una cosa terribilmente spaventosa e disarmante: la realtà. Potrebbe non essere facile accettare che il nostro uomo ideale non è bello e dannato come Johnny Depp ma più pacato e rassicurante come l’ingener Filini.
A me sono sempre piaciuti i bravi ragazzi. La cosa stupisce un po’ tutti, forse per il mio aspetto rock’n’roll, il caschetto, i tatuaggi e gli anni di formazione dietro ai banconi dei club di mezza Bologna, ma credo di aver sempre – come ogni bambina – cercato di riprodurre il grande amore e l’ammirazione che provavo per mio padre. Poi un giorno, per caso, mi è arrivato il solito ceffone sordo che mi dà la vita quando vuole per forza rompere la mia bolla e farmi cadere di culo sul cemento della realtà, e ho scoperto che mio padre è uno stronzo egoista e menefreghista. E potrei continuare con la lista di complimenti per altre dieci pagine di wordpress.
Essendo io una persona estremamente equilibrata e serena, la cosa ha soltanto mandato in frantumi tutto quello che avevo costruito in una trentina d’anni di vita. Scoprire che l’idea che mi ero fatta di mio padre era soltanto un’illusione infantile mi ha fatto mettere in discussione un po’ tutto quello in cui credevo, come se improvvisamente non fossi più in grado di distinguere la realtà dalle mie ingenue fantasie, come se avessi capito che la vita intorno a me era un insieme di cartonati hollywoodiani in cui girare la fiction scadente della mia esistenza felice, fatta di fiorellini, farfalline e delusioni mortali. Ho (banalmente) smesso di credere nell’amore e nella capacità delle persone di ricambiare il mio affetto, ho chiuso con il lasciarsi andare, il far entrare qualcuno nel proprio spazio, accordandogli la fiducia che ci vuole per vivere.
Per anni ho scelto di frequentare soltanto uomini fidanzati o sposati, accompagnandomi a persone già stronze per definizione nel tentativo di prevenire la delusione. Potresti mai sentirti tradita da uno che tradisce sua moglie con te? Potrebbe mai rompersi qualcosa dentro di te se sei al sicuro dentro una matrioska di infedeltà ed egoismo? Non ne vado fiera, sia chiaro. Ma ognuno si difende dalla vita come può.
Nel mio viaggio verso il fondo del barile emotivo, ho mantenuto solo una variabile degli anni precedenti: l’obiettivo. Sapevo che non avrei più trovato mio padre nei bravi ragazzi che mi hanno amata e rispettata per metà della mia vita adulta, così l’ho cercato nei narcisisti menefreghisti che più si avvicinavano alla mia recente visione di lui.
Alla fine credo pure di averlo trovato. Non nell’uomo perfetto, eroe senza macchia che idolatravo nella mia bolla adolescenziale, e nemmeno nello stronzo, egoista e manipolatore che ho pensato di meritare nella fase nichilista. Ho trovato mio padre nelle persone che sbagliano, quelle tendenzialmente di buon cuore ma poco coraggiose, quelle che non hanno gli strumenti per capirsi e cambiare le proprie vite, quelli che hanno fatto cazzate e tentato di riparare con pezze più evidenti dello strappo. Ho trovato mio padre in tutte le volte in cui non ho saputo cosa fare della mia vita, in quei momenti in cui senza convinzione mi sono buttata nelle cose al grido “cazzomene“, spesso anche nei rientri a casa poco stilosi e affatto sobri.
Ho trovato mio padre e ho capito che non è il mio tipo: ho perso il “modello” su cui fantasticare, ma ho trovato la realtà. E ho scoperto che conoscere qualcuno senza pregiudizi è decisamente più sorprendente di proiettare i miei desideri, ci si può scoprire innamorati di qualcuno che ci fa davvero stare bene, a volte anche contro la nostra volontà. Quindi non ce l’ho, un “tipo”: ho un cane con la testa deforme e un sacco di voglia di perdonare.